Tante volte ci capita di confonderle e di utilizzare i due termini come sinonimi, eppure fiaba e favola rappresentano due modi piuttosto diversi di raccontare una storia. Entrambe sembrano parlare ai bambini e sono ricche di elementi fantastici, ma dove sono le differenze?
Fiaba e favola: le differenze
La favola è un componimento molto breve con protagonisti animali “umanizzati” (il termine corretto sarebbe “antropomorfizzati”), con una trama caratterizzata da avvenimenti semplici e veloci. La fiaba, invece, è un racconto più lungo che vede per protagonisti esseri umani o creature immaginarie e che termina sempre con un lieto fine.
Scopriamo quali sono le differenze tra fiaba e favola!

Fiaba: i caratteri identificativi
La fiaba è una narrazione originaria della tradizione popolare in cui gli elementi fantastici/magici si intrecciano continuamente con le avventure dei personaggi e diventano una parte importante della trama (come ad esempio gli oggetti magici che aiutano l’eroe nella sua impresa).
I personaggi che abitano queste storie ambientate in luoghi ed epoche indefiniti sono fantastici, solitamente fate, orchi, principesse, re, cavalieri e molto spesso devono superare una serie di difficoltà. Essi presentano caratteristiche fisiche, psicologiche e morali ben definite in modo tale da apparire chiaramente come simboli del bene e del male.
Lo studioso russo Vladimir Propp nella sua opera “La morfologia della fiaba”, osservò, mettendo a confronto i vari intrecci delle fiabe, che in esse sono presenti delle funzioni, cioè degli elementi costanti e ricorrenti. Anche i personaggi, secondo Propp, appaiono sempre in 7 ruoli ricorrenti: eroe, falso eroe, la principessa e suo padre, l’antagonista, il donatore (colui che offre l’aiuto per superare le prove) e l’aiutante.
Le fiabe sono dominate dal conflitto tra bene e male e quasi sempre terminano con un lieto fine: i buoni, i coraggiosi e i saggi vengono premiati, le ragazze povere diventano principesse, i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono, la virtù premiata, la bontà vince.
Il linguaggio è quello dei narratori del popolo, in genere molto semplice, ricco di modi di dire e di formula popolari. Il narratore è quasi sempre esterno e solitamente viene utilizzato il discorso diretto perché in passato le battute del dialogo permettevano al narratore di cambiare la voce e tener viva l’attenzione in chi ascoltava. Tra gli autori più noti si ricordano sicuramente i fratelli Grimm, autori di storie famosissime come Cappuccetto Rosso e Biancaneve.
Favola: i caratteri identificativi
Le favole sono brevi racconti fantastici che hanno come protagonisti animali antropomorfizzati, cioè animali che assumono le caratteristiche tipiche degli esseri umani. Parlano, hanno sentimenti, una certa personalità e quindi diventano una metafora dell’agire umano. Essi sono in numero ridotto, spesso solo due, e ciascuno incarna un vizio o una virtù umana in modo ben riconoscibile.
Le favole presentano una morale, cioè un insegnamento relativo a un principio etico o un comportamento, che spesso viene formulato esplicitamente alla fine della narrazione, chiarito in una frase dell’autore. La favola si propone, quindi, di indicare quali sono i comportamenti da incoraggiare e quelli da condannare. Questa è la principale differenza tra fiaba e favola.
La struttura è lineare: una fase iniziale in cui vengono presentati i personaggi in modo rapido, una parte centrale dello sviluppo e una finale in cui uno dei due personaggi ha la meglio. Il finale non è quasi mai lieto perché raramente il prepotente viene punito e molto spesso il debole soccombe.
Le ambientazioni, le cornici, le situazioni sono realistiche e fanno soltanto da sfondo alla vicenda. Il tempo è indeterminato, così come i luoghi che non vengono mai descritti dettagliatamente (come nella fiaba). Il linguaggio, infine, è semplice e fatto di frasi brevi.